Il mondo in sei canzoni, Daniel Levitin
Nel saggio “Il mondo in sei canzoni” Levitin tratta delle più antiche origini della musica, e percorre il suo cambiamento nel tempo. Pagina per pagina si arriva a comprendere quale sia stata veramente l’enorme importanza che la musica ha avuto per gli uomini preistorici, con i quali è comparsa, e come abbia accompagnato la successiva evoluzione umana aumentando le sue funzioni parallelamente all’incremento del progresso.
La musica, infatti, nasce, seppur non intesa come facciamo attualmente, in un periodo remoto della storia umana. Per esempio, i nostri antenati esercitavano riti sciamanici danzando intorno al fuoco prima e dopo la caccia, simulando le azioni che in essa ci si apprestava a compiere, o si erano svolte da poco.
Ciò permetteva un miglioramento dell’abilità di coordinazione nel braccare e catturare la preda, e, di conseguenza, una maggiore probabilità di sopravvivenza e diffusione del gene che determina la capacità di apprezzare il ritmo, la danza, la marcia o il canto. La musica, infatti, essendo composta da suono organizzato secondo ritmo e melodia, produce interazione neuroestetica e neuromotoria tra tutti coloro che la eseguono e la accompagnano con la danza.
Daniel Levitin si sofferma su tale coordinazione spiegando la capacità dell’umano di anticipare le battute, per istinto naturale. Ciò è possibile grazie a una particolare relazione tra ippocampo, corteccia motoria e centri predittivi dei lobi frontali, che dipende dall’ampia corteccia prefrontale evoluta presente nei sapiens, e che negli altri ominidi non raggiunse mai uno sviluppo simile.
Passando poi alle emozioni che la musica può suscitare, i neuroscienziati hanno recentemente scoperto che suonare può modulare i livelli di dopamina, ormone della felicità, determinando un migliore funzionamento del sistema immunitario e, ancora una volta, permettendo una più lunga sopravvivenza della specie. In base alle emozioni che la musica può farci provare, Levitin divide il mondo in sei canzoni, quelle che riguardano: amicizia, gioia, conforto, conoscenza, religione, amore.
Il linguaggio musicale è un linguaggio forse ancora più efficiente di quello parlato: permette di incapsulare conoscenze e informazioni e può diventare qualcosa di educativo, soprattutto nella condivisione di informazioni tra genitore e figlio. Ed è sorprendente la sintonizzazione che i bambini hanno con il mondo della musica: fin da piccoli dondolano e si dimenano a tempo, e si pensa che nei primi due anni di vita abbiano già sviluppato un gusto personale.
Leggendo questo libro, si comprende inoltre quanto la funzione comunicativa che Jakobson definisce “poetica” sia potenziata dalla musica: basti, come esempio, l’utilizzo che se ne fa in pubblicità, nella quale, quasi sempre, le immagini del prodotto o del servizio offerto sono accompagnate da motivetti talmente giocosi e orecchiabili, che si radicano indelebili nella mente.
Sicuramente quello di Levitin è un testo che, soprattutto per chi ha una stretta connessione con la musica, consente di penetrare profondamente gli aspetti percettivi e gli effetti neuroestetici che le proprietà musicali esercitano sul musicista e su chi ascolta. Aumentando quindi in professionisti e melofili la consapevolezza uditiva e creativa grazie alla sinergia che potenzia l’esecuzione e l’ascolto mediante la conoscenza scientifica.