Polvere di cristallo (recensione)
Ma esiste l’anima? è un’entità metafisica perenne e immutabile in ognuno di noi, e orienta la nostra personalità? oppure la personalità, che si forma negli umani in rapporto alle esperienze, la può sopraffare ed escludere, ma l’anima resta comunque latente? o invece almeno una parte di essa è passibile di mutamento, e determina, quando si trasforma, i cambiamenti della personalità?
Polvere di Cristallo.
Polvere di Cristallo di Paola Bregolato non è una nuova teoria dell’anima, ma un racconto moderno, in cui, alla teoria escatologica della punizione ultraterrena, si sostituirebbe quella del recupero morale vita stante… ma il condizionale è dovuto perché:… (modalità ed epilogo a sorpresa).
Quello che si può dire è che il racconto si svolge interamente nel contesto inusitato della intersezione di due creature appartenenti rispettivamente a due diversi mondi, che tentano prima di resistersi, poi di prevaricarsi a vicenda. Connesse da canali di comunicazione forti quanto imperscrutabili: la realtà terrena, e quella di un mondo esistente oltre la porta della consapevolezza, danno origine a continui passaggi di stato, contesi tra la realtà organica e un’altra immateriale abitata da benevolissimi “demoni eletti”, dotati di un potente flogisto che consente loro di entrare nella vita biologica e alterare le intenzioni dei viventi.
Insomma, in un certo senso, una sagace metafora di quanto avviene in molti casi (a livello immediatamente subliminale), quando si avverte la pretesa di intervento di una sorta di coscienza morale pura e integerrima, estranea alla determinazione ad agire, forte invece della convinzione del (forse spesso frainteso?) libero arbitrio.
Ma quando si verifica il caso emblematico in cui il benevolo daimon riesce a prendere le redini dell’umana personalità? Ovviamente quando si è meno vigili.
Infatti si sa che i fumi dell’alcol possono aprire la porta al demone antagonista alla ragione; ma quando invece assorti in una intensa attività del pensiero, e senza essere condizionati da droghe, si entra in modo naturale nel più innocente e interessante tra gli “stati di grazia”, il cervello raggiunge in tale limbo della coscienza, un proprio metabolismo proficuo, di cui può essere metafora il demone benevolo…
Ecco che allora il racconto della Bregolato si arricchisce anche della chiave di lettura consentita dalle moderne metodiche della risonanza magnetica funzionale: è quella sorta di “trans” in cui lo scienziato, il filosofo, l’artista, sono folgorati dall’intuizione che determina il maggior successo delle loro attività (contrariamente a quanto potrebbe sembrare prima di tutto ai diretti interessati, dato lo “stato di grazia” in cui si trovano) il momento in cui il cervello lavora maggiormente… ma i neurofisiologi rivelano che altrettanta attività cerebrale persiste non solo nel sonno, ma anche sotto anestesia…
Insomma che lavoro fa il cervello quando è lontano dagli stati di coscienza? non si può ancora sapere bene, ma comunque rielabora, orientato da modelli cognitivi acquisiti, ma associati in modo indipendente dall’inesorabile controllo della corteccia prefrontale che contraddistingue gli stati di massima attenzione. Che sia proprio la corteccia prefrontale (almeno in certe circostanze, e nel contesto di alcune culture) la responsabile degli umani insuccessi, producendo l’illusione di un troppo ingombrante primato della modellizzazione razionale sotto il prepotente controllo della logica?
Ciò non significherebbe in ogni caso che il cervello debba essere lasciato completamente in balìa di un’idealistica ingenuità: lo chiarisce bene la Bregolato, in questo racconto, in cui la protagonista, una Messalina del terzo millennio, tiene degnamente testa, sia a una sorta di “Cornelia-madredeiGracchi” che si ritrova per sorella, sia a quella potente demonietta armata di tutte le buone intenzioni (anche se in realtà un po’ anticonformista, poiché abitata da qualche suo piccolo segretissimo dubbio), che le è entrata in corpo mentre era in coma.
In coma? certo, perché il racconto inizia col sospetto di un delitto: è anche un po’ un giallo, in cui si intuirà il colpevole (non se ne attenda banalmente la condanna)… Si fa veramente fatica a far rientrare in una definizione convenzionale questo prodotto letterario, talmente ricco e poliedrico da far girare la testa. Continui e sapienti immersioni in contesti socioculturali, ambientazioni che richiamano epoche storiche diverse, velate citazioni della letteratura contemporanea, descrizioni ambientali che suscitano emozioni estetiche e perfino prossemiche talmente forti da far sentire il lettore dentro il testo mentre tutto ciò che gli è intorno scompare, fanno di “Polvere di cristallo” un libro che si vorrebbe leggere in una notte, ma che per la sua intrinseca ricchezza, richiede la lettura attenta che tiene svegli per diverse notti… meglio leggerlo in vacanza.
Alla fine qual è la morale che ne scaturisce? evento emblematico è quello del titolo: l’esplosione in mille frattali dei baconiani eidola specus, i quali nella mente umana alterano la percezione della realtà, a causa di una distorta interpretazione della natura: invece che essere l’oggetto cui guardare nel modo più diretto possibile, è la stessa natura umana che paradossalmente viene dalle umane abitudini previamente filtrata dal vaglio dei pregiudizi, delle mode, delle circostanze. Nel racconto (purtroppo solo in questo mirabile racconto) l’epilogo dolcemente doloroso, poiché non privo di severo ma caparbio sacrificio, porterà proficue quanto utopistiche trasformazioni, che renderanno almeno uno di quei mondi letterari pienamente consono alla completezza armonica dell’umana natura.