Enaip: alta formazione per mestieri, anche 4.0
La stima è di Manpower Group, che, in seguito a uno studio in 43 Paesi, prevede che non si avrà, con l’avvento della rivoluzione industriale 4.0, una diminuzione di posti di lavoro. Anzi, soprattutto in alcuni paesi, tra cui l’Italia, si prospetta perfino un aumento degli occupati, a patto di seguire la parola d’ordine della “formazione continua”? No, di quella “ricorrente”.
Tutti quelli che abbiano vissuto almeno gli ultimi vent’anni dello scorso millennio, alla comparsa dell’attuale “era smartphone” si sono accorti di quanto sia pesante la trasformazione che le tecnologie dell’informazione possono determinare nelle dinamiche sociali, ma solo gli esperti di governance aziendale si stanno preparando ad affrontare la diffusione ubiquitaria della quarta rivoluzione industriale. Stare al passo (vale a dire non essere fuori dal mercato) oggi significa affrontare una valanga di problematiche che emergono dalla necessità di adeguare le aziende per essere gestite da sistemi di Intelligenza artificiale (in grado non solo di gestire, ma di imparare dai big data); affidarle al clouding, e a personale che gira nei reparti con i google glass, invece che con cacciavite e chiave inglese. Smart Manufacturing.
Una trasformazione che potrebbe essere in grado di mandare a casa tutti quanti sono nati nello scorso millennio, perché non si può certo riscontrare alcuna continuità col passato, neanche quello recente. È per questo motivo che Paolo Gubitta, ordinario di Economia e gestione delle imprese presso l’Università di Padova, pensa (come ha rilevato lo scorso 31 gennaio in occasione di una festa Enaip, alla quale ha partecipato anche l’assessore regionale Elena Donazzan), che sia ormai necessario sostituire la locuzione “formazione continua” con “formazione ricorrente”: “è oggi importante pensare a strutturare corsi di formazione adeguati, con la massima attenzione nei confronti dei lavoratori che si trovano nella fascia di età critica, che va dai 50 ai 60 anni. Infatti stiamo vivendo in un periodo molto particolare, che impone, per certi aspetti, una dilatazione temporale, in quanto ci si chiede di andare in pensione più tardi rispetto al recente passato; ma per altri aspetti, assistiamo a una contrazione di durata dei periodi nei quali avvengono le trasformazioni, cambiamenti oggi così rilevanti, da disorientare chiunque sia nato e vissuto diverso tempo coi ritmi di una ventina d’anni fa… Ma esiste anche la problematica dell’ampiezza del portafoglio di competenze: alle competenze tecniche si sono aggiunte in modo indispensabile le competenze sociali, poi sono arrivate quelle digitali, non a caso il 2016 è stato chiamato l’anno dei “lavori ibridi”, con riferimento a mestieri anche tradizionali, ma che richiedono di inglobare competenze digitali. La scommessa degli istituti di formazione professionale come l’Enaip, deve essere quella di organizzare sempre più corsi di formazione ricorrente”.
“Le foto che raccontano il lavoro degli anni ’50 e ’60 – ha rilevato Elena Donazzan, assessore all’Istruzione, alla formazione e al lavoro della Regione Veneto – sono piene di ottimismo: esprimono la prospettiva di un futuro che si presentava via via sempre migliore, ovvero i padri sapevano che avrebbero lasciato ai figli maggiori opportunità e i figli sapevano che le loro condizioni di vita sarebbero state sempre migliori. Ma nel 2009 tutto questo si è rotto. Il Veneto è rimasto scioccato, e c’era da ricostruire dalla base, a partire da alcune caratteristiche tipicamente nostre, quali il coraggio, la fede, il rispetto alla persona, la voglia di ricostruire: ferma nei propri propositi in mezzo al caos era rimasta la formazione professionale. Si deve ripartire dal capitale umano e dalla persona ed è su questi valori che in regione abbiamo investito in questi anni, facendo in modo che la formazione oggi sia programmata al mattino per i ragazzi, al pomeriggio per i disoccupati, e alla sera per gli occupati”.