ESISTENZE ALTERNATIVE
Si può tranquillamente affermare che mai una mostra sia stata allestita in un contesto più adeguato. Lo garantisce il tanto celebrato gatto di Schrödinger (molto esperto del concept dell’esposizione in oggetto, poiché egli sa essere nello stesso istante sia vivo sia morto). Infatti potete andarlo a trovare, e lui vi spiegherà, che, così come ha magistralmente dimostrato nel 1998 Peter Howitt col suo geniale film Sliding doors, l’ambiente subway ha parecchio in comune con la fisica quantistica. Non solo per essere situato underground come l’Lhc del Cern di Ginevra, o i laboratori del Gran Sasso, dove si studiano i neutrini, ma per mostrare come il destino umano sia terribilmente angosciante, proprio per non poter risolvere l’imperativo mentale dell’immortalità, dell’ubiquitarietà, della contemporarietà, dell’identità della psiche… così come la mente umana è disarmata di fronte ai fenomeni della relatività e della fisica quantistica.
L’angoscia del destino è tutta occidentale. Nata nella cultura dell’Antica Grecia, secondo la quale nemmeno gli dei dell’Olimpo nulla potevano contro l’inesorabilità del fato, che, prima o poi, per quanto condizionato dal loro intervento a favore dei loro protetti, si sarebbe comunque compiuto, nel mondo contemporaneo l’angoscia riemerge prepotentemente (oltre che per effetto dello spaziotempo di Einstein e del gatto di Schrödinger), indotta dalle più atttuali tecnologie dell’informazione, in grado di stabilire, solo in parte, una polivalenza esistenziale, per chi vive iperconnesso dall’elettronica indossabile.
Ma gli artisti, si sa, sono anche in grado di giocare, e sdrammatizzare con la loro creatività perfino le istanze più drammatiche. Ecco allora un’idea di gioco, semplice e simpatica, ma ben più profonda di quanto potrebbe apparire a prima vista: individuare volti particolari, fotografarli, e inventare, partendo dai loro tratti somatici, una loro identità-destino diversa dal reale.
L’idea è di “Mario Pietro Luras, fotografo dall’illuminata vena ritrattista, il cui rapporto con l’immagine è caratterizzato da uno stile forte e distinguibile: chi si sottopone al suo obbiettivo deve mettere in conto l’incontrovertibile accadimento dell’emozione profonda di ritrovare l’altro che è in sé” (virgolettato di Marco Navone – n.d.r.). A capirla fino in fondo, e, quindi, a valorizzarla, è stata invece Giulia Minetti, architetto-artista milanese, la quale ha provveduto alla curatela, e allestito con la collega Alessandra Attianese, a Milano, negli spazi “Atelier della fotografia” della Galleria Artepassante”, presso la stazione del Passante ferroviario di Porta Venezia, una mostra underground, che resterà aperta dall’8 luglio al 15 settembre, visibile sempre attraverso le vetrate ai frequentatori della metropolitana, e visitabile previo appuntamento.
“La fotocamera di Mario Luras – prosegue Navone – svela risvolti d’anima sino a prima nascosti, vestendo i soggetti che gli si affidano di personalità inespresse e inequivocabilmente vere nella loro falsità. Proprio in questo far perdere certezza ai suoi attori inconsapevoli sta il gioco sapientemente costruito dal Fotografo. Un gioco con cui egli indirizza i suoi “personaggi” verso un percorso labirintico da cui non sarà facile uscire. Grazie all’invenzione delle “esistenze alternative”, Luras vince i confini della banalità, riuscendo a cogliere nelle geografie esistenziali dei volti, nelle loro espressioni, identità impreviste ed inconoscibili ma altrettanto autentiche e toccanti”.
Ma gli enigmi non si esauriscono in questi scatti. Infatti, anche quella di Luras fotografo è un’esistenza alternativa, scelta da un signore che vive d’altro mestiere, e, che, anche per tale motivo, ha potuto permettersi il lusso assoluto di dedicarsi alla Fotografia nel modo a lui più congeniale, senza dipendere da nessuna committenza commerciale.
L’assenza di riferimenti biografici tangibili, tuttavia, non ha impedito che alle raffinate immagini in bianconero di Luras arrivassero riconoscimenti da parte di alcune delle firme più autorevoli della critica fotografica internazionale.